domenica 25 maggio 2008
lunedì 12 maggio 2008
sabato 10 maggio 2008
Dedica a Beethoven
Per la mia Ophelia
«In quel ruscello dove un salice sghembo
specchia le sue brinate foglie nella corrente vitrea;
là ella intrecciava fantastiche ghirlande
di ranuncoli, d'ortiche, di margherite,
e di quelle lunghe orchidee purpuree
alle quali i franchi pastori dànno un nome più volgare,
ma che le nostre fredde vergini chiamano dita di morte;
e lassù, mentre s'arrampicava per appendere
i suoi diademi d'erba alle pendule fronde dell'albero,
un invidioso ramo si ruppe, e quei trofei
ed ella stessa caddero nel ruscello. Le sue vesti
si gonfiarono intorno e la sostennero
per qualche tempo come una sirena,
mentre ella intonava spunti di vecchie canzoni,
quasi fosse inconscia della propria sventura,
o come una figlia dell'acqua, familiare
a quell'elemento. Ma per poco, poiché le sue vesti,
pesanti per l'acqua assorbita, trascinarono l'infelice
dal suo melodioso canto a una fangosa morte».
Inno a Venere Meccanica
Madre degli Enèadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere vivificante, che sotto le mobili costellazioni celesti ravvivi il mare portatore di navi, la terra che reca le messi, poiché grazie a te ogni genere di esseri animati è concepito e vede, (una volta) nato, la luce del sole: te, dea, te fuggono i venti, te ed il tuo arrivo le nuvole del cielo, per te la terra industriosa fa crescere i fiori soavi, per te sorridono le distese marine, e, rasserenato, brilla di una luce diffusa il cielo.
L'addio di Euridice
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